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La missione di Opportunity è stata dichiarata ufficialmente terminata. Ad annunciarlo è stata proprio la Nasa. Ecco perché è stato il rover dei record

Opportunity non ce l’ha fatta. Ad annunciarlo è stata proprio la Nasa, che ha dichiarato ufficialmente finita una delle missioni di maggior successo dell’agenzia spaziale americana. Una triste decisione che arriva dopo innumerevoli tentativi da parte degli scienziati della Nasa di provare a comunicare con il rover, che da ben 15 anni si trovava su Marte con l’obbiettivo di individuare tracce della presenza di acqua, e quindi, di trovare prove che il pianeta rosso avesse avuto in passato le condizioni necessarie per sostenere la vita. “Con un senso di profonda riconoscenza e gratitudine, dichiaro che la missione di Opportunity è finita”, ha dichiarato durante la conferenza stampa Thomas Zurbuchen, responsabile delle missioni scientifiche dell'agenzia spaziale statunitense.

Ricordiamo infatti che nel giugno scorso, Opportunity era stato “inghiottito” da una gigantesca tempesta di sabbia che aveva oscurato il Sole per diversi mesi, privandolo quindi dell’energia solare e delle sue batterie. Smettendo così di comunicare con noi. La speranza dei ricercatori, nei mesi successivi, era quella che una volta finita la tempesta, il rover avesse potuto “risvegliarsi”, e ottenere l’energia sufficiente per riprendere i normali contatti con la Terra. Ma non è andata così. “Abbiamo cercato in questi ultimi otto mesi di recuperare il rover e ricevere un suo segnale”, ha spiegato il project manager John Callas. “Abbiamo ascoltato ogni singolo giorno i nostri potenti ricevitori e abbiamo inviato oltre 1.000 comandi di ripristino, ma non abbiamo sentito nulla ed è quindi giunto il momento di salutarci”.

(Foto: Nasa/Jpl-Caltech)

Sebbene la sua missione sia finita, Opportunity lascerà dietro di sé una scia di grandi successi. Tanto per cominciare, dal suo sbarco su Meridiani Planum nel 2004, la vita del rover su Marte aveva inizialmente una durata prevista di 90 giorni. Ma Opportunity ha di gran lunga superato ogni aspettativa: ha vissuto infatti ben 15 anni, segnando così il record di permanenza sul suolo marziano. Ha macinato chilometri e chilometri, esplorando i paesaggi e crateri marziani, i cui depositi ci hanno rivelato informazioni sempre più preziose sull’interno del pianeta rosso. Fornendoci, per la prima volta, le prove che Marte avrebbe potuto essere in passato più umido e caldo rispetto a oggi e quindi potenzialmente abitabile. E anche dopo tutto questo tempo e queste avventure, le sue telecamere da 1 megapixel funzionavano ancora perfettamente.

(foto: Nasa/Jpl-Caltech/Cornell)

C’è tuttavia, chi fa ancora fatica a dire addio a Opportunity. Per esempio, Jim Bell, uno scienziato dell’Arizona State University che ha partecipato alla progettazione delle telecamere del rover, non rinuncia alla speranza che Opportunity, fermo sul bordo del cratere Endeavour, possa rianimarsi con una raffica di vento. Ricordiamo, infatti, che i ricercatori non sanno ancora cosa sia successo di preciso a Opportunity, ma una delle ipotesi è che la tempesta di sabba abbia fatto depositare una grande quantità di polvere sui pannelli solari del rover, rendendoli quindi inutilizzabili anche dopo la fine della tempesta. Oppure, sempre secondo gli scienziati, ci sono buone probabilità che le condizioni atmosferiche abbiano causato a Opportunity gravi danni, che hanno reso irrecuperabili il suo orologio interno (che serve per regolare i cicli di ricarica), e i suoi dispositivi di alimentazione e di comunicazione.


Fonte: WIRED.it
 
 
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